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“Come la comunicazione giapponese non rende le persone felici” Intervista a Primo Psichiatra Italiano in Giappone, Fran Pantò 6° Round

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Scritto da Vosot Ikeida e Francesco Pantò

Foto presentata da Francesco Pantò

 

.....Continua dal 5° round 

La comunicazione in Giappone dal punto di vista della psichiatria culturale

Vosot Per favore, dicci qualcosa di più sul tuo prossimo libro.

Scriverai molto sulla cultura giapponese degli anime, che hai sempre amato, in quel libro?

Fran No, il contenuto del libro che sarà pubblicato quest'anno  è diverso dai miei soliti interessi nell'animazione. Tuttavia, è un progetto molto importante per me. Non posso ancora entrare troppo nei dettagli, ma da quando sono arrivato in Giappone, ho avuto molti problemi con la comunicazione emozionale . Poi ho cominciato a pensare: "Forse le relazioni interpersonali e la comunicazione tra le persone sono diverse da cultura a cultura".

Così ho iniziato a registrare le mie varie esperienze di comunicazione emozionale  in Giappone in un quaderno. Dato che ne avevo accumulate molte, ho deciso di concettualizzarle in un modo facile da capire e pubblicarle in un libro.

Vosot sembra che non vuoi dirci troppi dettagli del libro (ride), ma qual è il background alla base?

Fran Beh, non so se ne hai sentito parlare, ma c'è un campo minore della psichiatria chiamato psichiatria culturale. È un campo abbastanza interessante.

Le sindromi legate alla cultura o le sindromi specifiche della cultura (cultural bound syndrome) si riferisce a  fenomeni che sono specifici di una certa cultura in un certo paese. Questi fenomeni non danno sempre un impatto positivo sulla salute mentale. Spesso vengono compresi o identificati solo se paragonato ad altre culture.

Vosot La prospettiva della psichiatria culturale è molto stimolante, ma è anche molto difficile da interpretare. Alcune interpretazioni potrebbero rivelarsi solo un semplice orientalismo, se non si sta attenti. 

La psichiatria è una branca del sistema accademico occidentale della medicina che ha avuto inizio con Ippocrate, quindi la psichiatria culturale ha osservato anche i fenomeni mentali delle persone in varie culture da una prospettiva europea.

Nel campo della medicina interna, le malattie infettive che si verificano in luoghi diversi dall'Europa, come l'Africa, sono considerate "endemiche". Allo stesso modo, c'è sempre il pericolo che qualsiasi fenomeno comportamentale che differisce dalla norma europea e si verifica in ambienti sociali diversi dall'Europa possa essere etichettato come una sindrome cultura-specifica. In questo caso, si potrebbe dire che la  sindrome cultura-specifica è come una malattia endemica della psiche.

Fran Hai centrato il punto. La psichiatria culturale si confrontata con questi pericoli.

Per esempio, alcuni ricercatori ritengono che l'hikikomori sia un fenomeno unico in Giappone. Come ho detto nella nostra precedente intervista, c'è certamente una sfumatura etnica e culturale che non può essere negata.

Se si scoprisse definitivamente  che il fenomeno hikikomori è legato alla cultura, allora è possibile che l'hikikomori venga considerata  una sindrome cultura-specifica. Attualmente, io penso  che l'hikikomori abbia sia una componente universale che una componente dipendente da specifiche culturali.

Vosot la parte relativa a " è universale o dipende da una particolare società?" è una grande domanda.

Se si parte dal presupposto che l'hikikomori sia una sindrome specifica della cultura giapponese, allora sarebbe necessario spiegare come questo si collega alla "sindrome universale" del ritiro sociale, come hai spiegato tu precedentemente.

Ancora prima, dobbiamo essere cauti nel trattare l'hikikomori come una sindrome. Non vorrei fare come il proverbio giapponese "Shaka ni seppoh", che significa dare lezioni al Buddha, visto che sto  parlando di una cosa del genere ad uno dei discepoli del Dr. Tamaki Saito. Un hikikomori è una condizione, non una malattia. Tuttavia, una sindrome dovrebbe essere un insieme di sintomi, quindi se trattiamo l'hikikomori come una sindrome, diventerà inevitabilmente una malattia mentale da trattare.

Fran Sì, certo, dobbiamo essere prudenti anche su questo.

Quello che ho notato è che c'è un modo specifico di comunicazione nella scena sociale giapponese. Ho pensato che il modo in cui i giapponesi comunicano potrebbe non avere un impatto positivo sul loro benessere, così l'ho confrontato con il sistema di comunicazione interpersonale piatto in Occidente e ne ho discusso le conseguenze sulla psiche.

Vosot Approssimativamente, quali pensi siano le caratteristiche del sistema di comunicazione giapponese?

Fran In Giappone, la comunicazione si basa sul uso consapevole e sul intercambio del tatemae e  Honne ( facciata sociale e pensiero genuino). Questo intercambio continuo e volontario potrebbe  portare ad un logorio emozionale e ad  effetti psicologici negativi. Credo che questo  a questo tema sia strettamente legata anche la nascita del hikikomori.

Vosot Quali esperienze ti hanno  portato a pensare in questo modo?

Fran Sono arrivato a pensarla così dopo aver parlato con molti pazienti che non riuscivano piu` ad andare a scuola  o sono diventati Hikikomori, così come pazienti veramente  giovani che  soffrivano molto a livello emozionale senza che fosse possible arrivare alla diagnosi di  alcuna particolare malattia mentale. Ho scoperto che molti di loro erano intrappolati in qualche tipo di relazione interpersonale che li logorava  e spesso  erano soffocati dal non poter esprimere i loro veri sentimenti, erano stanchi sempre di dover "sopportare" per il bene dell`altro, di non essere accettati o di non poter cambiare il set di personalità fittizia che mostravano in società .

Così ho iniziato a pensare, 

"Magari qui c'è un modello di comunicazione che sta  impedendo a queste persone   di essere oneste  con loro stesse?"

Poi ho formulato un'ipotesi per sostenere questa teoria. Per prima cosa, ho raccolto annoverando le evidenze scientifiche degli studi precedenti, e poi ho formulato  la mia ipotesi originale.

Vosot Capisco. Com'è l'immagine quando la concettualizzi?

Fran Prima di tutto, la comunicazione è un mezzo essenziale per gli esseri umani per soddisfare i loro bisogni individuali e organizzativi. Quando si tratta di bisogni individuali, la prima cosa che dobbiamo fare è comunicare i nostri sentimenti agli altri senza esprimere o subire giudizi di valore. Il processo è delicato, e se non si sta attenti, prima di rendersene conto, si può essere portati a credere che i propri sentimenti non sono pienamente compresi e che non si è degni di esprimerli. Credo che più "rituali", strutture e regole ci sono nella comunicazione, più alto è il rischio che questo accada.

 

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Razionalità ed Endemicità della Cultura

Vosot Ero un sotokomori e ho passato la maggior parte dei miei vent'anni come recluso all'estero, e quando sono tornato in Giappone nei miei trent'anni, non sapevo come comunicare con il modo degli adulti giapponesi, quindi non potevo comunicare bene con gli altri giapponesi, e mi sono isolato e sono diventato di nuovo un recluso. 

Ancora oggi, non sono in grado di comunicare nel modo giapponese standard. Non sono abituato a fare pre-negoziati prima della discussione principale. Non riesco a indovinare quello che la controparte si aspetti che io faccia . Dico tutto in modo diretto. Quindi tendo ad essere isolato nella società giapponese.

Quindi capisco quello che dici, ma d'altra parte, penso che anche qui sia necessaria cautela .

Il modo di comunicare giapponese, con le sue caratteristiche come il non rispondere direttamente come fanno gli occidentali, può effettivamente sembrare all'Occidente infelice. Tuttavia, non solo in Giappone ma anche in altri paesi, i costumi coltivati per un lungo periodo hanno una certa razionalità nascosta nel profondo.

Fran Questo si può dire anche del mio luogo nativo , la Sicilia. L'isola nella punta meridionale dell'Italia, ha una cultura e dei costumi molto forti come è stato reso famoso dal film "Il Padrino".

Dal punto di vista dell'Italia settentrionale e di altre regioni che sono state a lungo in contatto con altri paesi europei, questo può sembrare un'irrazionalità. Tuttavia, c'era una certa inevitabilità e razionalità percepita  all'epoca quando  tali usanze furono stabilite.

Vosot Si in efetti questo discorso è applicabile  non solo in Sicilia e in Giappone, ma universalmente in tutte le culture del mondo.

Fran I costumi culturali possono effettivamente avere una razionalità interna, ma quando la sfera culturale comincia a interagire con altre sfere culturali e si fanno confronti, è possibile capire per la prima volta ciò che è inevitabile e universale in un costume e ciò che è non universale ma piu` squisitamente endemico e evitabile. In questo senso, la presenza dell'estraneo, del diverso  è un tesoro.

A mio parere, i bisogni della salute mentale umana sono i medesimi ovunque, indipendentemente dalla cultura o dal paese. Ciò significa che i costumi di una cultura non hanno necessariamente un'influenza positiva sulla struttura mentale universale delle persone che ci vivono.

Naturalmente, dobbiamo essere estremamente cauti quando parliamo di una cultura diversa da quella in cui siamo nati e cresciuti. Perché la cultura è come una proprietà intellettuale. Non significa che solo chi è cresciuto in quella cultura è qualificato a parlarne, ma la cultura è estremamente preziosa, e il rispetto è fondamentalmente essenziale quando si ha a che fare con la cultura degli altri. Altrimenti, non credo si possa avere il diritto di parlare.

Vosot Proprio così. Penso che sia molto importante.

Fran D'altra parte, è ragionevole che io, come specialista, faccia notare, con un certo background di conoscenze scientifiche, che alcune usanze non sono le migliori per la nostra salute mentale. La cultura giapponese è ovviamente una cultura che amo, il che mi spinge a sottolineare ancora di più questo punto. Voglio puntualizzare questo perché voglio che tutti coloro che vivono in questo paese siano felici, compreso me stesso .

Vosot Beh, questo porterebbe a una trasformazione della cultura stessa, ma suppongo che la storia del mondo prevede questi cambiamenti.

 

Cos'è essere felici per tutti?

Vosot Permettimi  di andare oltre. Quando si considera se un certo stile di comunicazione porta felicità ad una persona o meno, penso che sia necessario chiedersi in primo luogo in base a quale standard si giudica la "felicità".

Del resto, i giapponesi si  possono comportare nei tuoi confronti in un  modo che ti fa piacere , soprattutto se sei  occidentale,  questo a causa del carattere giapponese.  Quindi i giapponesi con cui parli  potrebbero comportarsi come se avessero adottato lo standard di felicità che voi occidentali avete, solo in superficie, per adattarsi a voi.

Perciò, quando si fa ricerca in questo  tema, forse bisogna fare come  il doppio cieco negli studi clinici . Immagino che non si possa misurare il grado di vera "felicità" finché lo stesso esperimento non produce gli stessi risultati in soggetti diversi . Cosa ne pensi?

Fran Sì, certo, la felicità è un concetto che si basa principalmente su punti di vista soggettivi, quindi è una domanda giusta chiedersi quale standard determina la felicità.

Tuttavia, come ho detto prima, gli studi hanno dimostrato che la struttura della psiche umana è la stessa sia che tu sia giapponese o italiano. Per fare un esempio estremo, i farmaci che agiscono  sulla serotonina, migliorando l'umore funzionano sui pazienti depressi di qualsiasi paese, giusto? Questo perché la struttura del cervello è la stessa.

Certo, se potessimo avere immagini più precise del cervello, potremmo essere in grado di evidenziare che ci sono alcune differenze nel cervello a livello molecolare a seconda dell'ambiente in cui viviamo. Ma questo è più che altro fantascienza al momento (ride).

Vosot Hol letto però che è possibile, che se consumi molto olio d'oliva come i siciliani, la tua neocorteccia si ingrandisce. (ride)

Fran Per esempio, la piramide della teoria dell'autorealizzazione di Maslow può essere applicata a qualsiasi essere umano nel mondo. Il contenuto della felicità può essere diverso da persona a persona, per esempio, il signor A può essere felice se ha un cane, e il signor B può essere felice se ha un gatto, ma il bisogno umano di felicità è fondamentalmente lo stesso per tutti. Abbiamo tutti bisogni diversi, come il bisogno di riconoscimento  sociale, i bisogni di approvazione, i bisogni di essere amati, i bisogni di essere riconosciuti per la nostra unicità, e così via.

Se la comunicazione emozionale  è buona, i nostri bisogni di auto-realizzazione saranno soddisfatti, ma se non è buona, cadremo inevitabilmente nell'isolamento e soffriremo. È lo stesso per le persone di tutto il mondo.

Credo che la comunicazione emotiva sia il più grande tallone d'Achille delle relazioni interpersonali nella società giapponese. Se leggete il mio libro, capirete perché. (ride)

Vosot Mi piacerebbe parlare di nuovo con te  quando arriveranno le reazione al tuo libro da tutto il Giappone allora . Grazie mille per questa lunga intervista.

 

(Fine)

 

Per la versione giapponese di questo articolo
Per la versione inglese di questo articolo

 

 

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◆◇◆ Intervistatore ◇◆◇

Vosot Ikeida Un hikikomori in Giappone, che vive a Tokyo. Nato nel 1962. Ha iniziato l'hikikomori nel 1985, da allora rimane hikikomori a fasi alterne, cambiando il suo stile. Ha fondato GHO (Global Hikikomori Organisation) nel 2017.
Facebook : Vosot.Ikeida  / Twitter : @vosot_just  / Instagram : vosot.ikeida

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